Nuova città, nuovo logo e nuovo nome in Spurs anche se l’idea iniziale era di chiamarli “Gunslingers”, pistoleri, sotto la proprietà di Angelo Drossos e con Thomas Nissalke nuovo head coach, ritornato in ABA dopo la breve e negativa esperienza ai Sonics. Già dalla prima partita di preseason l’appeal sul pubblico di San Antonio fu incredibile, confermato poi per tutto il corso dell’anno in cui mediamente 6000 persone riempirono la HemisFair Arena, un fattore che diede stimolo anche ai giocatori stessi, come sottolineato da Joe Hamilton: “È bello giocare per questi tifosi che ci sostengono, non come l’anno scorso a Dallas dove avevamo 600-700 persone con al massimo una dozzina che ci incitava e il resto restava seduto in silenzio”.
Sotto le mani di Nissalke la squadra tornò ad essere concreta nella propria metà campo, fu di nuovo la miglior difesa della lega con appena 96.7 punti subiti di media (i Pacers campioni in carica furono tenuti a 66 punti, record all-time ABA) e per buona parte della stagione vennero guidati da James Silas (15.7 punti, 4.1 rimbalzi e 3.8 assist), soprannominato “Captain Late” per la sua freddezza nei momenti chiave degli ultimi quarti e dal centro rookie Swen Nater, uscito da UCLA dove era il cambio di Walton e scelto inizialmente dagli Squires, che prese il posto di Netolicky, tornato ai Pacers. Nater fu un innesto fondamentale sotto le plance e con 14.5 punti e 13.6 rimbalzi venne eletto rookie of the year, ma non fu l’unico arrivo dagli Squires: infatti nel febbraio del 1974 la squadra del Virginia si ritrovò a corto di denaro e mise sul piatto George “Ice” Gervin per 225 mila dollari. All’acquisto si oppose fermamente l’allora commissioner Mike Storen, anche se poi il tribunale diede il via libera alla compravendita e Gervin con le sue giocate atletiche e con la specialità della casa, il finger roll, divenne una macchina da punti sin dalla prima stagione in maglia Spurs chiusa con 19.4 punti e 8.2 rimbalzi di media, consentendo alla squadra di Nissalke di toccare le 45W-39L e il 3° record ad ovest. Purtroppo nonostante il cambio di proprietà, location e un roster nuovo, le difficoltà nella postseason non svanirono e al 1°turno di playoff gli Spurs lottarono ma furono eliminati dai Pacers. E dire che riuscirono immediatamente ad espugnare Indianapolis grazie ai 27 punti di Rich Jones, volando anche sul 2-1 con un ottimo Nater da 27 punti, salvo poi trovarsi con le spalle al muro perdendo una gara-7 dal basso punteggio (86-79).
Nel luglio del 1974 Donnie Freeman tornò alla corte di Nissalke e la guardia ex Pacers si trovò subito in sintonia al fianco di Silas e Gervin spingendo gli Spurs a un buon inizio di stagione (18W-10L). Ma nel corso di dicembre sorsero alcuni dissapori tra dirigenza e coaching staff: Nissalke era abituato ad uno stile di gioco lento e a difesa schierata, condizione che non soddisfaceva la proprietà e che portò al licenziamento e seguente acquisizione di Bob Bass, rimasto a piedi dopo la pessima annata ai Memphis Tams, che diede subito un imprinting diverso alla squadra. Gli Spurs divennero più rapidi e di conseguenza più divertenti da guardare, con Gervin (23.4 punti, 8.3 rimbalzi con massimo stagionale a quota 51 punti toccato nel febbraio del 1975 contro i Memphis Sounds) e Silas (19 punti, 5 assist e il 51% al tiro) che si esaltarono in tali condizioni e con il pubblico che sfiorò gli 8000 spettatori a serata. Questo stile di gioco non era solo prolifico, ma fu anche utile per vincere partite importanti, inclusa quella a Denver del 7 febbraio che interruppe le 26W casalinghe consecutive dei Nuggets (record ABA). Ad aprile si toccarono le 51W-33L, il migliore record nella storia della franchigia che valse anche il 2° posto ad ovest alle spalle della corazzata Nuggets, ma di nuovo le chance di un lungo cammino ai playoff si infransero subito contro i Pacers di uno stellare George McGinnis. Gervin fu incontenibile con 34 punti e 14 rimbalzi di media, Silas fu sempre più concreto in cabina di regia (19 punti e 10 assist) e il miglior rimbalzista della lega Nater si battè alla grande contro il talentuoso rivale (14.8 punti e 16.5 rimbalzi), ma i Pacers volarono rapidamento sul 3-0, controllando poi il ritorno degli Spurs e imponendosi per 115-100 in gara-6.
Si arrivò così all’ultima stagione aperta nel giugno del 1975 da due trade con i Nets in cui gli Spurs inserirono Nater e Rich Jones, mentre in cambio arrivarono i lunghi Billy “The Whopper” Paultz, difensore egregio, miglior stoppatore della ABA con 3 stoppate di media a partita oltre a 16 punti, 10 rimbalzi e 4 assist e Larry Kenon, ala grande, macchina da doppia doppia con quasi 19 punti e 11 rimbalzi di media e giocatore da oltre 20 punti anche nei primi 3 anni degli Spurs in NBA. Questi nuovi innesti diedero nuova linfa agli Spurs consentendo anche a Gervin di giocare più fronte a canestro e arrivò un’altra stagione da 50W, incluse vittorie importanti come quella del marzo 1976 interrompendo per la seconda volta in due anni la striscia di 26 successi casalinghi consecutivi dei Nuggets. Ai mini playoff tra le 6 franchigie rimanenti, gli Spurs con il terzo record della ABA approdarono direttamente in semifinale e la sfida fu contro i Nets di Erving. In gara-1 però le cose si complicarono visto che Silas, il miglior marcatore e assistman della stagione in casa San Antonio (23.8 punti, 4 rimbalzi e 5.4 assist) si fratturò la caviglia. I Nets sfruttarono a proprio favore questo infortunio vincendo subito, ma la reazione degli Spurs fu rabbiosa e riuscirono ad espugnare il Nassau Coliseum con 30 punti di Kenon (21 e 9 rimbalzi di media ai playoff), replicandosi poi a San Antonio grazie ad un Gervin da 27 punti e 9 rimbalzi. In gara-4 però Erving riportò il fattore campo nelle mani dei Nets e si proseguì nella battaglia fino a gara-7 dove, nonostante i 31 punti di Gervin, New York si impose per 121-114 volando alle ABA Finals.
Nel giugno del 1976 divenne sempre più chiaro che gli Spurs avrebbero preso parte alla fusione con la NBA, erano un mercato emergente con uno zoccolo duro di tifosi pronti a sostenerli in ogni situazione e avevano tanto talento futuribile nel roster, nonostante non fossero mai stati in grado di passare un turno playoff negli anni a San Antonio, un dettaglio subito smentito nei primi anni post-fusione con gli Spurs che inizialmente guidati da Doug Moe con Bass come assistente e con Gervin e Silas in campo (i loro due numeri sono stati ritirati e campeggiano sul soffitto dell’AT&T center), vinsero ben 5 titoli divisionali nei primi 7 anni, approdando per 3 volte alle finali di Conference.
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Indice “DailyBasket Focus – ABA History”
Puntata 1 – La nascita e i primi passi
Puntata 2 – Tra difficoltà economiche e la fine delle ostilità
Puntata 3 – Pipers, dal successo all’anonimato (1^parte)
Puntata 4 – Pipers, dal successo all’anonimato (2^parte)
Puntata 5 – Buccaneers, i primi anni positivi a New Orleans (1^parte)
Puntata 6 – Buccaneers, l’addio alla Louisiana e l’approdo a Memphis (2^parte)
Puntata 7 – Buccaneers, dagli anni disastrosi dei Memphis Tams fino all’epilogo (3^parte)
Puntata 8 – Oaks, dall’ingaggio di Barry alla scoperta di Jabali fino all’abbandono della California (1^parte)
Puntata 9 – Oaks, gli anni dei Virginia Squires tra Charlie Scott, Julius Erving e George Gervin (2^parte)
Puntata 10 – Muskies, l’anno a Minneapolis e l’approdo a Miami come Floridians (1^parte)
Puntata 11 – Floridians, gli anni di coach Bass, di Calvin, Jones e Jabali (2^parte)
Puntata 12 – Conquistadors, da coach K.C. Jones all’ingaggio di Wilt Chamberlain (1^parte)
Puntata 13 – Conquistadors, l’addio a Chamberlain e l’inizio del declino dei nuovi Sails (2^parte)
Puntata 14 – Amigos, l’anno deludente ad Anaheim e la nascita dei gloriosi Stars di Bill Sharman (1^parte)
Puntata 15 – Stars, i primi ruggenti anni ’70 con le sfide ai Pacers fino alla bancarotta (2^parte)
Puntata 16 – Mavericks, il disasatro a Houston e la nascita dei Carolina Cougars di Billy Cunningham e Larry Brown (1^parte)
Puntata 17 – Cougars, l’ultimo anno di Cunningham fino alla nascita dei disfunzionali Spirits of St. Louis (2^parte)
Puntata 18 – Colonels, dalle iniziali difficoltà fino alle scelte di Dan Issel e Artis Gilmore (1^parte)
Puntata 19 – Colonels, dal successo con coach Hubie Brown fino alla sorprendente scomparsa (2^parte)
Puntata 20 – Spurs, gli anni a Dallas come Chaparrals (1^parte)
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