Il logo dei New York Nets dal 1968 al 1972

Il logo dei New York Nets dal 1968 al 1972

1^parte

Dopo una annata del genere Max Zaslofsky lasciò l’incarico di allenatore e con la vendita della franchigia all’industriale multimilionario Roy Boe, cambiarono le sorti dei Nets. Anzitutto fu detto addio alla Commack Arena per la Island Garden, sempre a Long Island, ma ben più accogliente: era simile alle palestre utilizzate dalle squadre dell’high school, con il pubblico molto vicino all’azione e con la possibilità di essere ampliato per toccare gli 8000 posti nelle partite più importanti. Come coach fu contattato Luigi “Lou” Carnesecca, allenatore di St.John’s, che però aveva ancora un anno di contratto al college, così per il 1969-70 fu scelto York Larese, ex giocatore NBA dei Philadelphia Warriors assieme a Wilt Chamberlain. Levern Tart, tornato ai Nets dopo alcuni mesi a Houston, divenne il punto di riferimento nella metà campo offensiva con 24.2 punti e 3.3 assist, oltre che il preferito fuori dal rettangolo di gioco dove era noto come “Autograph King” per la sua disponibilità con i tifosi. Walt Simon, il miglior marcatore dei Nets nella stagione precedente, non ebbe lo stesso fatturato (appena 14.3 punti e 5.9 rimbalzi) e al suo fianco dai Floridians arrivò Les “Big Game” Hunter che diede il suo forte contributo con 16.4 punti e 8.5 rimbalzi, coadiuvato dal centro Easy” Ed Johnson preso dagli Stars, uno dei migliori rimbalzisti della lega (11.9 a partita a cui aggiunse anche 14 punti), oltre che dalla point guard Bill Melchionni, preso come free agent dopo il taglio dai 76ers con cui si era laureato campione NBA nel 1967 e che con 15 punti e 5.7 assist divenne gradualmente indispensabile per i Nets negli anni a venire. Con questo rinnovato talento i miglioramenti furono sensibili e come diretta conseguenza il seguito di pubblico subì una impennata pazzesca (record di 5200 spettatori toccato contro i Colonels) e a fine stagione fu raggiunto il 4° posto ad est grazie a 39W-45L con annessa qualificazione ai playoff. Una avventura che iniziò nel migliore dei modi con la vittoria in gara-1 a Louisville contro i Colonels grazie ai 46 punti di Tart e che vide anche i Nets con il match point in mano all’Island Garden in gara-6 in cui però i Colonels vinsero 116-113, ripetendosi due giorni più tardi in una gara-7 a senso unico, estromettendo così New York dai playoff.

Lou Carnesecca in una immagine recente

Lou Carnesecca in una immagine recente

Una amara sconfitta che fece però maturare ulteriormente la franchigia, con la svolta definitiva che avvenne nell’estate 1970 quando Carnesecca prese in mano il timone del roster, assicurandosi anche i servigi di Rick Barry, che nonostante alcuni problemi alla caviglia fu subito una macchina da canestri con 29.4 punti (secondo marcatore della lega dietro Issel), a cui aggiunse 6.8 rimbalzi e 5 assist. Assieme a Barry vennero firmati giovani interessanti come Oliver Taylor e Billy Paultz, quest’ultimo centro dalla buona mano anche dalla media con ottime doti a rimbalzo (14.7 punti e 11.3 rimbalzi da rookie) e grazie a questi innesti, oltre al solido contributo di Tart e Melchionni (miglior assistman della lega con 8.3 a partita), i Nets toccarono le 40W-44L, garantendosi ancora la partecipazione alla post-season. Contro gli Squires, leader divisionali con ben 55W, i Nets tornarono dal Virginia sotto 2-0 nonostante un Barry sempre oltre i 30 punti segnati, ma riuscirono ad impattare la serie con due preziose vittorie interne. Purtroppo però i 36 punti (con 8 triple a bersaglio) di Barry in gara-5 a Roanoke e i 45 punti dello stesso Rick nella decisiva gara-6 non furono sufficienti e gli Squires proseguirono il loro cammino nella post-season.

Rick Barry con la maglia n°24 dei New York Nets

Rick Barry con la maglia n°24 dei New York Nets

Nell’estate del 1971 Boe mise ancora mano al portafoglio firmando il rookie John Roche, una shooting guard per 2 volte consecutive MVP della ACC a South Carolina e Tom “Trooper” Washington, preso dai Floridians per dare manforte in area. Il leader in campo dei Nets si confermò essere Rick Barry che, risolti i problemi fisici, tenne ben 31.5 punti (2° marcatore della lega alle spalle di Charlie Scott), 7.5 rimbalzi e 4.1 assist di media, ancora coadiuvato dal miglior assistman della lega Bill Melchionni (8.4 a partita e ben 21 punti) e dal centrone Billy Paultz sempre in doppia doppia (14.5 punti e 12.5 rimbalzi). Per i Nets arrivò così la prima stagione vincente della loro storia (44W-40L), oltre ad un cambio di arena nel corso dell’anno passando al nuovissimo Nassau Coliseum da oltre 17 mila posti a sedere. Al 1° turno dei playoff contro i Colonels delle 68W in stagione regolare tutto lasciava presagire ad un’altra precoce eliminazione, ma i Nets privi di Melchionni per la rottura di una mano, volarono subito sul 2-0 a Louisville grazie ai 50 punti di Barry in gara-1 e ad una difesa pressante in gara-2 che tenne Kentucky a soli 34 punti segnati nei primi due quarti. I Colonels riuscirono ad espugnare il Coliseum in gara-3 e nella partita successiva giocata senza Barry, fermo per una infezione alla gola, il rookie Roche trascinò i Nets al successo davanti a 15 mila spettatori mettendo a referto 38 punti, chiudendo poi i conti di nuovo in casa in gara-6 con altri 32 punti, per uno degli upset più clamorosi della storia della pallacanestro. Nel 2° turno contro gli Squires di Julius Erving, ancora senza il vantaggio del fattore campo, New York finì sotto 2-0 perdendo anche gara-1 di 47 punti, ma sfruttando un Barry tirato a lucido riportò la serie in parità nelle partite interne, giocandosi tutto nella decisiva gara-7 a Norfolk davanti ai 10 mila fan del Virginia. Erving con 35 punti guidò gli Squires per buona parte del match, ma grazie ad una tripla decisiva di Barry nell’ultimo minuto i Nets riuscirono a vincere per 94-88 e ad approdare in finale. Contro gli Indiana Pacers, la squadra di Carnesecca vinse una combattuta gara-2 a Indianapolis grazie al duo Barry-Melchionni, ma perse immediatamente il vantaggio del fattore campo acquisito con la sconfitta per 114-108 in gara-3 nonostante i 44 punti, 10 rimbalzi e 5 assist di Barry. I Nets pareggiarono ancora la serie grazie ai 30 punti e 18 rimbalzi di Paultz, ma in gara-5 a Indianapolis persero l’occasione cruciale di ribaltare la serie: infatti a 27” dal termine Barry mise a referto due liberi per il 99-95 che sapeva tanto di vittoria. Purtroppo non fu così e i Nets subirono la tripla di Keller a 17” dalla sirena finale, perdendo poi il pallone sulla rimessa e commettendo fallo sulla tripla tentata da Lewis che, con due liberi a bersaglio, consegnò l’inaspettata vittoria ai Pacers per 100-99. In gara-6 i Pacers vinsero partita e titolo per 108-105, chiudendola con un parziale decisivo nel corso del terzo quarto e resistendo poi alla rimonta finale dei Nets con la tripla di Melchionni che andò corta sulla sirena.

Bill Melchionni fu leader ABA per assist a partita per tre stagioni consecutive, dal 1970 al 1973

Bill Melchionni fu leader ABA per assist a partita per tre stagioni consecutive, dal 1970 al 1973

La delusione per aver combattuto alla pari con i Pacers e per aver gettato al vento una clamorosa occasione era tanta, ma in casa Nets regnava un generale ottimismo, almeno fino al luglio del 1972 quando vi furono alcuni problemi legati al contratto di Barry: Rick aveva intenzione di rinnovare con la squadra di New York, ma questo non fu reso possibile dal tribunale in quanto aveva ancora un anno di contratto con gli Warriors e poteva scegliere tra un’altra stagione sabbatica come nel 1967-68, oppure giocare per Golden State. Barry a 28 anni, nel momento migliore della propria carriera, non poteva permettersi di stare fermo un altro anno e a malincuore tornò nella NBA, dove vincerà un anello nel 1975 diventando anche MVP delle Finals. I Nets senza il loro leader andarono in bambola, sole 30W-54L e il 4° posto ad est che significava comunque playoff per il 4°anno in fila. Il cammino questa volta fu brevissimo, vista l’eliminazione per mano dei Cougars in appena 5 partite e gli unici aspetti positivi nella disastrosa annata furono l’esterno George Carter, preso dai Cougars e miglior marcatore di squadra con 19 punti e 6.2 rimbalzi, il solito Billy Paultz in doppia doppia (16.7 punti e 12.5 rimbalzi) e il rookie Brian Taylor, guardia da Princeton, che con oltre 15 punti, 3.2 rimbalzi e 2.8 assist a partita vinse il titolo di rookie dell’anno.


Indice “DailyBasket Focus – ABA History”

Puntata 1 – La nascita e i primi passi
Puntata 2 – Tra difficoltà economiche e la fine delle ostilità
Puntata 3 – Pipers, dal successo all’anonimato (1^parte)
Puntata 4 – Pipers, dal successo all’anonimato (2^parte)
Puntata 5 – Buccaneers, i primi anni positivi a New Orleans (1^parte)
Puntata 6 – Buccaneers, l’addio alla Louisiana e l’approdo a Memphis (2^parte)
Puntata 7 – Buccaneers, dagli anni disastrosi dei Memphis Tams fino all’epilogo (3^parte)
Puntata 8 – Oaks, dall’ingaggio di Barry alla scoperta di Jabali fino all’abbandono della California (1^parte)
Puntata 9 – Oaks, gli anni dei Virginia Squires tra Charlie Scott, Julius Erving e George Gervin (2^parte)
Puntata 10 – Muskies, l’anno a Minneapolis e l’approdo a Miami come Floridians (1^parte)
Puntata 11 – Floridians, gli anni di coach Bass, di Calvin, Jones e Jabali (2^parte)
Puntata 12 – Conquistadors, da coach K.C. Jones all’ingaggio di Wilt Chamberlain (1^parte)
Puntata 13 – Conquistadors, l’addio a Chamberlain e l’inizio del declino dei nuovi Sails (2^parte)
Puntata 14 – Amigos, l’anno deludente ad Anaheim e la nascita dei gloriosi Stars di Bill Sharman (1^parte)
Puntata 15 – Stars, i primi ruggenti anni ’70 con le sfide ai Pacers fino alla bancarotta (2^parte)
Puntata 16 – Mavericks, il disasatro a Houston e la nascita dei Carolina Cougars di Billy Cunningham e Larry Brown (1^parte)
Puntata 17 – Cougars, l’ultimo anno di Cunningham fino alla nascita dei disfunzionali Spirits of St. Louis (2^parte)
Puntata 18 – Colonels, dalle iniziali difficoltà fino alle scelte di Dan Issel e Artis Gilmore (1^parte)
Puntata 19 – Colonels, dal successo con coach Hubie Brown fino alla sorprendente scomparsa (2^parte)
Puntata 20 – Spurs, gli anni a Dallas come Chaparrals (1^parte)
Puntata 21 – Spurs, i primi anni a San Antonio con James Silas e George Gervin (2^parte)
Puntata 22 – Pacers, dai gloriosi anni di Brown, Daniels e Lewis fino all’arrivo di McGinnis (1^parte)
Puntata 23 – Pacers, dal back to back al difficile approdo nella NBA (2^parte)
Puntata 24 – Nuggets, le prime stagioni a Denver come Rockets tra Spencer Haywood e Ralph Simpson (1^parte)
Puntata 25 – Nuggets, l’arrivo di Larry Brown in panchina e la scelta di David Thompson (2^parte)
Puntata 26 – Nets, l’inizio difficile a Teaneck come Americans (1^parte)


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