Si dice che una squadra gioca con le Twin-Towers, le Torri Gemelle, quando schiera contemporaneamente, in posizione di centro e ala forte, due lunghi di almeno 7’0” (210cm).
Questa scelta tattica può portare ad avere molti vantaggi, soprattutto nel pitturato. Non tutte le franchigie, infatti, possono permettersi una coppia di lunghi di tale atletismo. Rimbalzi, stoppate e difesa sotto canestro: le Twin- Towers possono essere una soluzione vantaggiosa specialmente in difesa.
Il modo migliore per mettere in difficoltà una squadra che gioca con le due towers è, forse, utilizzare la tattica contraria: imbottirsi di giocatori rapidi e perimetrali che possano battere i centri grazie alla propria velocità e costringerli ad affrontandoli il più lontano possibile dalle plance. Va da sé che, a fronte di un netto vantaggio in fase offensiva, si pagherà dazio al momento di difendere, visto che si regaleranno chili e centimetri in post-basso e a rimbalzo.
Sono molti gli esempi di Twin-Towers nella storia della Lega. Tra le più famose: David Robinson e Tim Duncan, Ralph Sampson e Hakeem Olajuwon, Bill Cartwright e Patrick Ewing, Shaquille O’Neal ed Elden Campbell.
Nell’NBA di oggi, in cui si sta imponendo il gioco veloce, rapido e ibrido stile Golden State Warriors, non sono molte le squadre che si affidano a due lunghi puri a presidio del pitturato.
Tanti, o quasi tutti i team hanno centro e ala grande oltre i 210cm, ma in buona parte dei casi uno dei due è un giocatore più perimetrale; un lungo tiratore, capace di esprimersi anche dalla media-lunga distanza. Proprio per questo, c’è ancora qualche resistenza sul fatto che si possa parlare di vere e proprie Twin- Towers.
Forse, un vera coppia di ‘centroni vecchio stampo’ (raggio di tiro che non supera il metro e forza fisica mostruosa) è quella di dei Detroit Pistons:
I precedenti appuntamenti di Catch this?:
– Ball hog
– B.E.E.F.
– Close out e Reggie Miller rule
– C2C
– l’hook shot e ‘i suoi figli’
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