Qualche appuntamento fa abbiamo parlato di continuity offense. Oggi vediamo una variante di questo tipo di attacco: la flex offense.

Come la continuity, anche la flex si basa sul concetto che tutti i giocatori sul campo possano, e debbano, saper ricoprire più ruoli, dimostrando di potersela cavare in diverse situazioni di gioco.

Non a caso, la flex offense  si basa su continui tagli (“flex cut”), blocchi, ribaltamenti di lato e options. Il tutto per creare opportunità di tiri aperti dal gomito o favorevoli situazioni di mis-match (indotti dai blocchi e dei cambi difensivi).

Senza andare troppo nello specifico (dunque tralasciando le possibili variazioni) e complicarci inutilmente la vita, vediamo quali sono i movimenti basilari della flex offense.

FlexABCA

 

Diagramma A: 1 ha palla in mano. 1 passa a 2, mentre 3, favorito dal blocco di 5, taglia con un flex cut verso il centro del pitturato, liberandosi per lo scarico di 2. In base all’atteggiamento scelto dalla difesa, 3 potrà tagliare sulla linea di fondo o seguendo una traccia più interna. In entrambi ii casi si troverà in situazione ottimale per un tiro interno.

FlexABCB

Diagramma B: Nel caso la linea di passaggio tra 2 e 3 sia chiusa, 2 potrà scegliere di affidarsi a 5 che, nel frattempo, si è portato all’altezza del gomito agevolato dal blocco di 1. A questo punto, 5 potrà prendersi un jump-shot dalla media (gomito).

FlexABCC

 

Diagramma C: Nel caso non trovi spazio sul gomito, 5 si aprirà sull’arco per ricevere da 2. Nel frattempo, 3 andrà a bloccare per 4 che, partendo dall’angolo, taglierà (altro flex cut) verso il cuore del pitturato. La situazione sarà analoga a quella di 3 nel diagramma A.

FlexDEA

Diagramma D: Dopo il flex cut, 2 porta un blocco per interno per 3, che taglia verso il gomito per ricevere da 5 e crearsi lo spazio per il jump shot.

FlexDEB

 

Diagramma E: Come nel precedente caso che vedeva coinvolto 5 (diagramma C), 3 potrà continuare il proprio taglio e posizionarsi in punta, liberandosi per lo scarico di 5. A questo punto ci si ritroverà nella situazione iniziale da cui eravamo partiti (diagramma A), come tipico di ogni continuity offense.

La flex offense ha fatto la propria comparsa negli anni Settanta, soprattutto si parquet della NCAA. Non a caso, la maggior parte delle variabili della flex sono state partorite dalla mente di leggendari coach universitari. Gary Williams, allenatore capo di Maryland, collaudò un tipo di flex offense più sbilanciato verso il gioco interno, quindi meno focalizzato su tiri in sospensione dalla media e lunga distanza. Al contrario, Boston College, sotto la guida di Al Skinner, creò una versione molto più fisica dello schema, facendo collassare la difesa avversaria verso il centro dell’area, per limitarne la capacità portare aiuti e recuperare sugli scarichi perimetrali.

La variabile più conosciuta, però, rimane quella di Jerry Sloan, che ha consentito ai suoi Utah Jazz di raggiungere i playoffs ben 19 volte nelle 23 stagioni in cui è stato capo allenatore (qui la spiegazione dettagliata). Questa la definizione che John Hollinger, analista di ESPN, dava del gioco di quei Jazz: “Questa squadra è una macchina da lay-up.Il sistema offensivo di Utah va oltre gli standard dell’NBA, che fa affidamento su blocchi e tagli che consentono di liberare l’attaccante nei pressi del canestro. Questo porta a molti lay- ups e tiri liberi”. 

I precedenti appuntamenti di Catch this?:

“50-40-90 club”

Amoeba defense

Ankle breaker

Ball hog

B.E.E.F.

Box-and-one defense

Cherry picking

– Close out e Reggie Miller rule

C2C

Continuity & wheel offense

Crunch-time

Pump e double pump fake

– Dal finger roll al floater

drop-step

Euro-step

l’hook shot e ‘i suoi figli’

pace factor

Nellie ball

ticky-tacky foul

Twin-Towers

 

 


Dailybasket.it - Tutti i diritti riservati